La dieta nelle malattie autoimmunitarie
Attualmente nel mondo scientifico manca un consenso su quale possa essere il ruolo della dieta nelle malattie autoimmuni e generalmente non vengono fornite ai pazienti indicazioni sull’alimentazione da seguire. Il cibo resta comunque un fattore su cui vale la pena porre attenzione seguendo un’alimentazione che preservi l’integrità intestinale, la biodiversità del microbiota e la modulazione immunitaria. Prima di modificare la propria alimentazione, consigliamo sempre di chiedere al proprio medico specialista: se è aggiornato conoscerà sicuramente gli ultimi studi scientifici e dunque potrà dare un parere autorevole a riguardo.
La dieta mediterranea, valida alleata per la prevenzione
L’alimentazione serve per ridurre e prevenire i rischi di ammalarsi: una dieta bilanciata e variegata come quella mediterranea che “nutre” i tanti batteri intestinali, è alleata della salute. In tavola non devono mai mancare cereali integrali, pesce, soprattutto quello azzurro che è ricco di Omega 3, nutrienti che sono un po’ i “pompieri” del nostro organismo, in grado di spegnere l’infiammazione. E poi legumi, frutta e verdura, ma anche carne di qualità, che fornisce zinco, nutriente che inibisce i processi infiammatori.
Da ridurre al minimo invece, sono gli zuccheri semplici, compresi quelli delle bibite, e i grassi “cattivi” di merendine, cibi confezionati e fast food.
La salute dell’intestino
L’epitelio intestinale insieme allo strato di muco e alle colonie di microrganismi (microbiota intestinale) rappresentano la barriera che effettivamente separa l’organismo dall’ambiente esterno rappresentato da ciò che entra attraverso il tubo digerente.
Sapendo che oltre il 70% del nostro sistema immunitario risiede nell’intestino, risulta evidente che lo stato in cui si trova quest’organo – incluso il sistema funzionale rappresentato del microbiota che vi alberga – riveste un ruolo importante nella regolazione immunitaria.
Un intestino in condizioni di alterata permeabilità non funge da barriera selettiva all’ingresso indesiderato di antigeni, tossine o batteri che passano nei tessuti sottostanti e nel torrente ematico dando origine a fenomeni infiammatori.
Linee guida per una corretta dieta antinfiammatoria
Nonostante ogni malattia sia un caso a sé stante, con manifestazioni diverse che vanno di volta in volta valutate, il minimo comune denominatore è l’infiammazione organica, che spesso impedisce la regressione dei sintomi, accentuando stanchezza, gonfiore, dolori articolari e alterazioni dei valori negli esami ematici.
Proprio il controllo dell’infiammazione è uno dei cardini dell’approccio nutrizionale alle malattie autoimmuni, che avviene attraverso:
- Controllo del carico glicemico dei pasti, per ridurre gli sbalzi di glicemia e quindi la produzione di insulina che stimolano il perpetuare di stati infiammatori. L’indice glicemico di un pasto dipende soprattutto dalla composizione degli alimenti: aumenta se un pasto è composto solo da cibi ricchi di carboidrati e diminuisce invece se il pasto contiene anche grassi, proteine e fibre.
- Eliminazione di alimenti pro-infiammatori: in genere si tratta di alimenti industriali molto elaborati che contengono tra gli ingredienti oltre a grassi saturi e colesterolo, anche additivi, coloranti, dolcificanti ed esaltatori di sapidità.
- Introduzione di alimenti antinfiammatori: cibi di origine vegetale (cereali, legumi, verdura, frutta, semi, noci), preferire preparazioni semplici, scegliere alimenti non conservati o troppo elaborati, consumare in abbondanza cibi ricchi di vitamine ed acidi grassi polinsaturi.
- La regolazione e gestione delle funzioni intestinali, con particolare attenzione all’equilibrio del microbiota intestinale: quando la mucosa intestinale non funziona correttamente consente il passaggio dal lume intestinale al circolo ematico e linfatico di diverse sostanze (cibo, batteri, tossine, ecc.) che in condizioni fisiologiche non riuscirebbero a passare, che attivano immediatamente il sistema immunitario. Se questa condizione perdura nel tempo, lo stato infiammatorio cronicizza e si diffonde anche ad altri organi posti a distanza dall’intestino stesso generando in queste sedi ulteriori focolai infiammatori con quadri che possono sfociare in malattie a carattere immunitario (allergie, malattie autoimmuni, artrite reumatoide).