I benefici di una corretta alimentazione
Nella malattia di Parkinson, un programma dietetico diventa condizione fondamentale per il benessere dell’individuo. È infatti scientificamente dimostrato e sperimentato dagli stessi pazienti che una dieta ipoproteica a pranzo migliora l’efficacia della terapia farmacologica a base di levodopa e che un’alimentazione equilibrata diminuisce il rischio di malattie metaboliche (colesterolo elevato, diabete, gotta), di malattie cardiovascolari e di malattie a carico del sistema osteo-articolare.
Esiste una dieta speciale per il paziente parkinsoniano?
È importante che la dieta sia ben bilanciata con carne, pesce, frutta e verdure fresche e abbondanti carboidrati. In sostanza, una buona regola per chiunque. Bisogna invece evitare condizioni di ipoalimentazione, in agguato per ogni paziente in età avanzata, con insufficiente apporto calorico ed energetico.
Nel caso siano presenti movimenti involontari (discinesie) è utile aumentare l’apporto calorico. È buona regola controllare il peso corporeo circa una volta la settimana per verificare di non perdere peso. Solamente se il malato si accorge che il cibo interferisce con l’efficacia della levodopa dovrà moderare l’assunzione di taluni alimenti come i grassi e le proteine che possono interferire con il farmaco, rallentandone l’assorbimento.
Dieta ipoproteica nel Morbo di Parkinson
La necessità di una dieta particolare per i pazienti malati di Parkinson in terapia con levodopa, è emersa dalla consapevolezza che i pasti possono interferire con l’efficacia della terapia farmacologica. L’obiettivo che si vuole raggiungere è di ottimizzare la risposta terapeutica alla levodopa rendendola il più possibile stabile nell’arco della giornata in quanto i benefici che il paziente può trarre dalla somministrazione del farmaco risultano strettamente dipendenti dalla sua concentrazione nel sangue. I problemi connessi all’assorbimento della levodopa divengono fattori critici che possono ostacolare la produzione dell’effetto voluto. Questi fattori vanno ricercati soprattutto a livello dello stomaco e a livello del primo tratto dell’intestino tenue dove avviene l’assorbimento della levodopa. Si possono infatti verificare alcune condizioni (alimentazione o farmaci) che, rallentando lo svuotamento gastrico possono condizionare l’assorbimento della levodopa e quindi il suo stesso effetto terapeutico.
Una dieta a basso regime di proteine costituisce una delle tante strategie nella cura della malattia di Parkinson che vale la pena di adottare.
Esempio di dieta per i pazienti con Parkinson
È importante non saltare alcun pasto per non sbilanciare il ritmo giornaliero della fame e della sazietà.
Colazione
Tè o caffè o tisana.
Fette biscottate o biscotti secchi o pane o grissini o cereali.
Zucchero o marmellata o miele, (non concessi nelle persone con diabete).
Il latte è sconsigliato perché è un alimento proteico quindi potrebbe ridurre l’efficacia della terapia con levodopa.
Pranzo
Primo piatto condito con sughi semplici, minestrone di verdura con cereali, pizza alla marinara (pomodoro e aglio) o con verdure grigliate (senza mozzarella).
Contorno di verdura cruda e/o cotta.
Pane
Frutta fresca di stagione.
Sconsigliato, perché riduce l’efficacia della terapia con levodopa:
- condire il primo piatto con burro, panna, pancetta e sughi proteici (ragù di carne o pesce, carbonara, legumi, pesto che contiene formaggio, besciamella che contiene latte e burro);
- aggiungere formaggio (grana, parmigiano, pecorino) sul primo piatto;
- utilizzare pasta all’uovo o primi piatti elaborati (gnocchi, ravioli, tortellini).
Cena
Primo piatto asciutto o in brodo (facoltativo).
Secondo piatto deve essere sempre consumato a cena per soddisfare il fabbisogno proteico giornaliero.
Si consiglia di variare le scelte dei secondi piatti rispettando le seguenti frequenze settimanali:
- o carne: 1-2 volte alla settimana;
- o pesce: almeno 2 volte alla settimana;
- o formaggio: 1-2 volte alla settimana;
- o uova: 2-3 alla settimana;
- o affettati: massimo 1 volta alla settimana;
- o legumi: almeno 1 volta alla settimana.
Saltuariamente il primo e il secondo piatto possono essere sostituiti da un piatto unico, come:
- pasta al ragù;
- farfalle tonno e zucchine;
- riso e piselli;
- zuppa di legumi e cereali;
- pizza margherita o al prosciutto.
- contorno di verdura cruda e/o cotta.
Pane.
Frutta fresca di stagione.
Condimenti
- Olio extravergine di oliva con moderazione.
- Aceto e limone quanto basta.
- Sale da limitare.
Per insaporire le pietanze si consiglia l’utilizzo di erbe aromatiche (basilico, rosmarino, timo, maggiorana, menta) e spezie (origano, cannella, pepe). Da evitare dadi, estratti di carne, insaporitori.
Bevande
- Acqua, naturale o frizzante, almeno 1,5 litri durante tutto l’arco della giornata. Questa quantità va aumentata in caso di sudorazione profusa e nei periodi caldi dell’anno.
- Bibite (cola, aranciata, tè freddo) da limitare perché contengono zucchero. Da evitare in caso di diabete.
- Vino, meglio se rosso, massimo 1 bicchiere a pasto per chi è già abituato a consumarlo. In caso contrario non se ne raccomanda l’utilizzo.
- Caffè 2-3 tazzine al giorno. È importante tenere conto dello zucchero utilizzato per dolcificare le bevande. In caso di diabete si consiglia l’uso di dolcificante.