Stasi afferma di avere le prove della sua innocenza e si affida ad una nota trasmissione televisiva per aumentare il caos mediatico intorno ad una vicenda già chiusa da tempo. Riuscirà il nostro (ricco) assassino con i suoi soldi a comprarsi un pass di uscita per la prigione a vita?

Ripercorriamo brevemente questi otto anni di indagini e processi
Ricostruzione dell’omicidio
Chiara Poggi viene barbaramente uccisa la mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco, in provincia di Pavia, in un orario compreso tra le 9:12 e le 10:20. L’arma del delitto è un oggetto contundente, probabilmente un martello, mai rinvenuto. Il corpo viene trovato dal ragazzo dell’epoca, Alberto Stasi, che raggiunge personalmente la stazione dei carabinieri e denuncia il fatto e, solo dopo chiama il personale medico sanitario del 118 “con tono distaccato e freddo” (atti sentenza di Cassazione del 12/12/2015). Le testimoni interrogate dalle forze dell’ordine, Franca Bermani e Manuela Travain, dichiarano la presenza di una bici nera da donna appoggiata al muro dell’abitazione della Poggi nell’orario in cui si sarebbe verificato l’omicidio.
Le vicende processuali e la condanna definitiva
Il 17/12/2009 e il 06/12/2011 Alberto Stasi viene giudicato innocente nella sentenza di primo grado e nel seguente ricorso in appello. A suo carico vi erano solo “indizi certi ma non gravi” tra cui:
- presenza del suo DNA sul dispenser di sapone;
- presenza del DNA di Chiara Poggi sui pedali della bici di Stasi;
- mancanza di un alibi valido per l’orario presunto dell’omicidio;
- Stasi non possedeva la bici descritta dai testimoni.
La corte di appello respinge inoltre le richieste dell’accusa di riesaminare la camminata di Stasi sul luogo del delitto e di acquisire per ulteriori indagini una bici nera da donna, corrispondente alla descrizione dei testimoni. La sentenza conclude che non è possibile escludere un tentativo di furto andato male.
Il 18/04/2013 la Cassazione annulla la sentenza di appello nei confronti di Stasi per “non correttezza ed incongruenza logica del ragionamento dei giudici di appello” e viene avviato un processo di appello “bis”.
Dopo il processo di appello “bis” del 17/12/2014 Alberto Stasi è condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio volontario di Chiara Poggi, ridotti a 16 per la richiesta di rito abbreviato da parte dei legali del ragazzo.
Il 12/12/2015 la Corte suprema di Cassazione conferma la sentenza dell’anno precedente con le seguenti motivazioni:
- Chiara Poggi è stata uccisa da una persona da lei conosciuta;
- Alberto Stasi ha raccontato il falso riguardo il ritrovamento della Poggi, in quanto se fosse entrato nella casa attraversandola di corsa avrebbe dovuto avere le scarpe sporche di sangue o, perlomeno il tappetino della sua auto doveva avere tracce ematiche riconducibili alla scena del crimine per trasferimento da contatto con le scarpe;
- Alberto Stasi possiede una bici nera da donna compatibile con quella descritta dai testimoni che non ha menzionato durante gli interrogatori poiché ne ha riconosciuto l’importanza e la possibilità di collegarlo all’omicidio e, oltre a ciò tale bici monta dei pedali che appartengono ad un’altra bici degli Stasi che a sua volta possiede dei pedali con copiose tracce di DNA di Chiara Poggi, che quindi potrebbero essere stati scambiati;
- Alberto Stasi non possiede un alibi che lo escluda dalla finestra temporale in cui è stato commesso l’omicidio in quanto dalle 9:10 (orario in cui Chiara disattiva l’allarme della propria casa) alle 9.35 (orario in cui Stasi accende il suo computer) potrebbe aver ucciso la Poggi, che dista solo 2 km dalla sua abitazione;
- l’assassino portava scarpe taglia 42, proprio come Stasi, il quale possiede lo stesso modello compatibile con le impronte presenti sulla scena del crimine.
La Situazione attuale e l’intervento delle Iene
Il 19/12/2016 i legali di Alberto Stasi richiedono la revisione del processo forti di una perizia genetica sul DNA sotto le unghie di Chiara che corrisponderebbe ad Andrea Sempio, amico del fratello della Poggi.
Alberto Stasi ha inviato una lettera ad un noto programma televisivo che, ha anticipato e dato man forte alle richieste di revisione della sentenza.
In tale servizio ci sono non poche incongruenze, di seguito riportate:
- Per tutta la durata del video non vengono intervistati né i legali di Chiara né la sua famiglia, indirizzando il servizio verso la dimostrazione della completa innocenza dello Stasi.
- Oltre alla “commovente” testimonianza della mamma di Stasi e la sottolineatura della morte del padre del medesimo per “l’eccessivo stress delle accuse rivolte al figlio”, viene chiamato in causa l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco, Francesco Marchetto che è fermamente convinto dell’innocenza di Alberto, al punto che testimoniò il falso (n.d.r. sarcasmo), dichiarando di non aver trovato presso la ditta del padre di Alberto Stasi la bicicletta da donna nera che poi risulterà decisiva per incastrare il ragazzo. Per la cronaca Francesco Marchetto è stato condannato il 23/09/2016 a 2 anni e 6 mesi di reclusione per falsa testimonianza.
- La nota emittente nazionale, così come i legali di Stasi, si dimenticano poi di far presente che il DNA rinvenuto sotto le unghie della Poggi era già stato analizzato a suo tempo e ritenuto non utilizzabile per fini investigativi perché degradato, come riportato nella sentenza della Cassazione. L’ex-comandante dei RIS intervenuti all’epoca dei fatti, Luciano Garofano, al riguardo dichiara che: “Si tratta di una piccola parte, cromosoma Y, cioè maschile, che non permette nessuna nuova identificazione”.
I legali di Stasi non demordono e tentano il tutto per tutto per dimostrare l’innocenza del loro assistito, ma la strada è ancora molto lunga per smontare le motivazioni della Cassazione con solo questa possibile (?) prova, soprattutto c’è da ricordare che i legali di Stasi si opposero durante i processi all’analisi di questo DNA sotto le unghie di Chiara Poggi. Un controsenso unico nel suo genere.
I legali della Poggi rassicurano la stampa dicendo che se anche fosse dimostrata la presenza di DNA di soggetti diversi da Stasi, sarà molto difficile se non impossibile smontare tutte le altre prove a carico di Stasi.
Il Secondo Intervento delle Iene
Il 20/02/2017 Le Iene rincarano la dose con un nuovo servizio volto a confermare l’innocenza dello Stasi, ma anche in questo caso ci sono delle incongruenze da analizzare attentamente:
- Perché vengono presi in considerazione in maniera superficiale solo 4 punti su sette della sentenza e non vengono citati in maniera approfondita nel servizio gli altri 3?
- Perché non viene messo in evidenza che Stasi prima si recò personalmente dai carabinieri per denunciare la morte della fidanzata e solo dopo chiamò il 118 “con tono distaccato e freddo” (atti sentenza Cassazione 12/12/2015);
- Perché non dare spazio ai legali di Chiara Poggi? Perché non sentire l’accusa cosa abbia da dire in merito, invece di intervistare nuovamente Marchetto, un condannato dalla giustizia italiana per falsa testimonianza?
Nel dettaglio:
- (minuto 3.08) viene detto che “….Stasi indossa ANCHE scarpe 42…” , spostando l’attenzione solo sulla taglia, ma il punto 7 della cassazione dice che non solo la taglia ma ANCHE LA MARCA delle scarpe era posseduta da Stasi;
(minuto 4.40) Marchetto dice che “il buon comandante di stazione è quello che riporta tutti gli indizi che all’epoca mancavano”, peccato che poi si dimenticò di sequestrare la bici corrispondente alla descrizione dei testimoni rinvenuta nelle proprietà degli Stasi dove era stato inviato ad indagare; - (minuto 8.30) viene portata all’attenzione una foto del lavandino sporco di capelli mori e viene manipolata l’attenzione sul fatto che sia impossibile che l’assassino abbia ripulito il tutto dimenticandosi i capelli, anzi, sarebbe tutta una montatura in quanto il dispenser con le impronte (disposte in una posizione anomala per chi vorrebbe solo lavarsi le mani, ma in una posizione congrua a chi vorrebbe lavare via le proprie impronte) sarebbe stato messo lì per incastrare Stasi……peccato che la presenza dell’assassino nel bagno è conclamata dalle impronte di scarpe insanguinate così come scritto a pagina 18 della cassazione, il ritrovamento dei capelli mori (stesso colore di quelli di Chiara) nel lavandino, IPOTIZZO, potrebbe essere dovuto ad un lavaggio frettoloso che era improntato solo a togliere il sangue non curandosi effettivamente della presenza dei capelli….ricordiamo che l’assassino ha ucciso Chiara in un raptus di follia (come scritto nella sentenza), forse non era così lucido e quindi ha agito senza cognizione di causa….ma ribadisco sono solo mere ipotesi, così come lo sono quelle delle Iene….
- (minuto 9:28 circa) L’inviato dice testualmente “…..le suole delle scarpe del ragazzo erano sporche di sangue della vittima….” …………SBAGLIATO!……andando a leggere la terza e la quarta riga del 3 punto delle motivazioni della Cassazione si può carpire abbastanza facilmente che le scarpe di Stasi erano incredibilmente pulite e non presentavano residui ematici, come sarebbe dovuto accadere dato il racconto reso dal ragazzo che avrebbe attraversato di corsa i diversi locali…..il racconto di Stasi non torna con le prove, infatti al punto 3 delle motivazioni finali della cassazione viene messa in evidenza questa incongruenza;
Chiara, ragazza di 26 Anni
Gli altri fatti che “non tornano alle Iene” rappresentano solo congetture prive di fondamento che servono solo ad alimentare un mistero che non esiste e fomentare rivolte popolari che non dovrebbero nascere, perché ricordiamocelo, è stata assassinata una ragazza di ventisei anni e la famiglia ancora ne piange il lutto.
Insomma, Alberto Stasi ha ucciso Chiara Poggi, tutto quello che ne verrà fuori saranno solo stratagemmi giudiziari per ottenere una riduzione di pena.