L’omicidio di Perugia è diventato un processo mediatico sin dalle prime indagini, gettando fango sulle forze dell’ordine e il sistema giudiziario italiano, reo, di essere incapace, incomprensibile e retrogrado. Ad oggi l’unico condannato risulta essere Rudy Guede “in concorso in omicidio”, resta da capire se abbia agito da solo o con qualcuno.

La ricostruzione dei fatti
Il 01/11/2007 Meredith Kercher, studentessa ventiseienne inglese, in viaggio Erasmus a Perugia, viene trovata morta, uccisa da 47 coltellate, nella sua casa in via della Pergola. L’ora del decesso dovrebbe essere un orario compreso tra le 22.30 e le 23.30. Il corpo viene ritrovato dalla polizia postale su segnalazione della coinquilina della vittima, Amanda Knox e del suo ragazzo dell’epoca, Raffaele Sollecito.
Iniziano le indagini ed i primi sospetti ricadono su Amanda e Raffaele, i quali vengono interrogati e rinviati a giudizio. Nel corso del sopralluogo sulla scena del crimine viene ritrovato del DNA appartenente a Rudy Guede, un conoscente della Kercher fuggito in Germania subito dopo l’assasinio.
Rudy Guede
Il 16/12/2010 Rudy Guede viene condannato in rito abbreviato a 16 anni di carcere, per concorso in omicidio. Rudy non rilascia alcuna intervista e nessuna dichiarazione in merito, fino al 21/01/2016, quando gli viene dedicata un intera puntata per una nota trasmissione televisiva. Nel corso del programma Rudy spiega che quella sera si trovava sulla scena del crimine in quanto aveva una relazione con la Kercher e quel giorno i due ragazzi si incontrarono per un rapporto sessuale consensuale. Rudy ad un certo punto della serata si sarebbe sentito male di stomaco e andando in bagno si sarebbe messo ad ascoltare della musica con un ipod. Prosegue dicendo che, nel giro di un quarto d’ora, mentre lui stava ancora in bagno, si sarebbe verificato l’omicidio. Guede afferma inoltre che nonostante le cuffie ha potuto ben ascoltare la voce della Knox che litigava ardentemente con Meredith. Sentendo poi le grida della Kercher sarebbe uscito in fretta e furia dal bagno per andare a vedere cosa fosse accaduto. A questo punto Guede fronteggia un uomo che non riesce a vedere in volto, che riuscirà a scappare. Rudy si affaccia alla finestra e vede chiaramente la Knox con il ragazzo, molto simile a Sollecito. Dopodiché trova Meredith in un lago di sangue e tenta di soccorrerla come può, ma preso dallo shock l’abbandona e fugge.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito
Le vicende giudiziarie riguardanti la Knox e Sollecito iniziano con la condanna in primo grado del 05/12/2009 per l’omicidio di Meredith. Tale sentenza viene però annullata in appello dalla Corte di Assise di Appello di Perugia il 03/10/2011. L’accusa a questo punto ricorre in Cassazione ed ottiene nuovamente la condanna dei due ragazzi il 30/01/2014. A sua volta la difesa nel marzo del 2015 presenta ricorso in Cassazione ed ottiene l’assoluzione definitiva di Amanda e Raffaele, “per non aver commesso il fatto”.
Le motivazioni della Cassazione per l’assoluzione affermano che:
- le indagini genetiche sono state acquisite in violazione delle regole consacrate dei protocolli internazionali;
- la presenza di Amanda nella casa che fu teatro dell’omicidio è dato conclamato, alla stregua delle sue ammissioni (ma non è stato possibile dimostrare che sia stata presente al momento del delitto);
- per Sollecito resta forte il sospetto che egli fosse realmente presente nella casa di via della Pergola la notte dell’omicidio, in un momento che non è stato possibile determinare.
Il successo mediatico
La Knox e Sollecito durante e dopo la fine dei procedimenti giudiziari partecipano a numerosi programmi televisivi, rilasciano interviste a quotidiani nazionali ed internazionali e molti scrittori dedicano al delitto di Perugia i loro libri.
La vicenda, che si dice sia arrivata anche all’orecchio di Hilary Clinton, allora segretario di stato degli USA, ha portato il mondo intero a puntare il dito contro la giustizia italiana, rea di aver incastrato due innocenti pur di mettere fine alla questione.
Il documentario di Netflix
L’apice di questo processo globale contro il sistema giudiziario italiano è arrivato con il rilascio del documentario di Netflix. In un’ora e mezzo di registrazione viene ripercorso tutto quello che riguarda il delitto di Perugia dal punto di vista di Sollecito e ovviamente della protagonista Amanda Knox.
Il video è interamente di parte, non viene intervistato né Rudi Guede e né viene dato spazio sufficiente alla famiglia di Meredith e i suoi legali. Vengono chiamati in causa solo i periti forensi del ricorso in appello della difesa, che hanno dimostrato l’assenza del DNA di Amanda sul coltello e l’assenza del DNA di Sollecito sul gancetto del reggiseno, ma non quelli che in primo grado ne avevano dimostrato la presenza.
Infine viene dato molto spazio ad un personaggio molto ambiguo, Nick Pisa, un giornalista dalla dubbia morale che seguì da vicino la vicenda acquistando fama in Inghilterra grazie ai suoi scoop, che per sua stessa ammissione talvolta risultavano essere errati, “non posso controllare le informazioni che pubblico, altrimenti perderei lo scoop” o ancora dirà in merito alla fama acquisita grazie al delitto di Perugia, “vedere il tuo nome in prima pagina è come fare sesso”.
Insomma, Amanda e Raffaele sono stati dichiarati innocenti, e come tali devono essere trattati, ma rimangono molti dubbi su una vicenda che risulta ancora essere poco chiara, in primis sapere se Rudy Guede ha agito da solo nell’uccidere Meredith Kercher.