Distrofia di Becker

Cos’è e come si manifesta la distrofia muscolare di Becker

Cos’è la distrofia di Becker?

La distrofia muscolare di Becker (DMB) è una malattia caratterizzata da indebolimento progressivo della muscolatura scheletrica, cardiaca e respiratoria.

Come la Duchenne, la Becker è una distrofinopatia, ovvero una malattia muscolare causata da un difetto della produzione di distrofina, in questo caso solo parziale mentre nella Duchenne è totale (cioè non viene prodotta la proteina).

La DMB è dovuta al deficit della proteina distrofina, determinato da mutazioni cosiddette “in frame” del gene DMD e presenta una trasmissione recessiva legata al cromosoma X.

Nel muscolo, la distrofina ha un ruolo nella protezione della membrana cellulare, perciò una riduzione dell’attività di questa proteina determina un danno alle fibre muscolari. Infatti i muscoli sono soggetti a sollecitazioni continue che causano una progressiva degenerazione delle fibre muscolari se la distrofina non è più in grado di conferire protezione.

Dato che i maschi, a differenza delle femmine, possiedono una sola copia del cromosoma X, non hanno la possibilità di compensare un eventuale deficit con una copia del cromosoma funzionante e quindi sono il sesso maggiormente colpito dalla patologia (con un’incidenza compresa tra 1/18.000 e 1/31.000 nati vivi).

Sintomi della distrofia muscolare di Becker

I sintomi della distrofia muscolare di Becker compaiono durante l’infanzia, solitamente dopo i 10 anni. Tra i segni più evidenti vi sono:

  • Deambulazione con appoggio sulle dita dei piedi
  • Perdita di equilibrio e cadute frequenti
  • Stanchezza
  • Disturbi cognitivi
  • Crampi dopo esercizi fisici
  • Mioglobinuria
  • Progressiva debolezza muscolare
  • Ridotto sviluppo osseo e deformità del petto e della schiena
  • Cardiomiopatia dilatativa e insufficienza respiratoria in età più avanzata

All’esordio della distrofia di Becker la debolezza generalizzata colpisce solitamente prima i muscoli dei fianchi, la zona pelvica, le cosce e le spalle. Si possono anche osservare delle manifestazioni tipiche di alcune forme particolari, come l’ipertrofia del polpaccio e la scapola alata.

L’esordio avviene nell’infanzia, di solito verso gli 11 anni e si presenta in diversi modi ma in particolare con debolezza muscolare. Il primo segno può essere la deambulazione con appoggio sulle dita dei piedi o i crampi dopo un esercizio fisico, difficoltà a salire le scale o ad alzarsi da una sedia. Talvolta, lo scompenso cardiaco è il sintomo d’esordio in soggetti adulti che avevano svolto fino a quel momento una vita del tutto normale, praticando anche attività sportive.

Le femmine sono asintomatiche, ma rare portatrici possono presentare segni solitamente meno gravi della malattia. La distrofia di Becker ha una progressione lenta e circa il 40% dei pazienti diventa alla fine dipendente dalla sedia a rotelle. Nei pazienti sulla sedia a rotelle, la debolezza dei muscoli intercostali e del diaframma è la causa di insufficienza respiratoria restrittiva.

Il coinvolgimento cardiaco determina una riduzione della funzione contrattile del ventricolo sinistro con sviluppo di cardiomiopatia dilatativa, che può essere di gravità non proporzionata al coinvolgimento dei muscoli scheletrici.

Quali sono le cause della distrofia muscolare di Becker?

La distrofia di Becker ha cause genetiche ed è ereditata come carattere recessivo legato al cromosoma X. Il gene interessato dalla mutazione è quello che codifica per la proteina distrofina e che si trova nel locus Xp21.2 (cioè sul braccio corto del cromosoma X).

Anche per la Becker, come per la Duchenne, la maggior causa di morbilità e mortalità è causata dalla cardiomiopatia. Proprio a causa di una maggior aspettativa di vita e di buone performance motorie, il cuore dei pazienti BMD subisce un importante stress meccanico.

I pazienti affetti da distrofia di Becker hanno generalmente mutazioni che non alterano il codice di lettura del gene, per cui viene effettivamente prodotta una forma della distrofina che è funzionale ma non ottimale. Infine, a differenza della distrofia muscolare di Duchenne, per la quale il 30% dei pazienti ha una mutazione de novo, ovvero che non è ereditata dalla madre, nella Becker è un evento molto più raro.

Le distrofinopatie sono malattie genetiche, il cui gene è situato sul cromosoma X. Pertanto, a parte rare eccezioni, soltanto i maschi (che hanno un solo cromosoma X) sono clinicamente affetti, mentre le femmine (che hanno due cromosomi X e quindi la possibilità di “compensare”) abitualmente non hanno sintomi e possono essere portatrici sane della malattia, con la possibilità però di trasmetterla ai figli. Se una femmina portatrice genera un figlio maschio, vi è una possibilità su due che egli sia malato; se genera una femmina vi è una possibilità su due che sia portatrice.

La trasmissione legata all’X del gene della DMD/BMD ha importanti conseguenze sui rischi di ricorrenza nella stessa famiglia. Vi sono anche rarissimi casi nei quali le madri non sono portatrici e la malattia è dovuta a una “nuova mutazione” . La frequenza di nuove mutazioni è circa del 30%. Questo dato è importante perché rende la distrofinopatia non eradicabile tramite un ipotetico screening di tutte le donne fertili, volto a identificare le portatrici prima che abbiano una gravidanza.

Viceversa, vi sono anche mutazioni che dovrebbero generare la BMD ma che danno invece un fenotipo Duchenne. Queste mutazioni, per le quali si ha una forma più severa della patologia rispetto a quella attesa, si trovano generalmente in regioni che sono fondamentali per la funzione meccanica della distrofina. Per alcune mutazioni, quindi, è importante verificare la diagnosi genetica con una biopsia muscolare che riveli se si ha la totale assenza o, al contrario, una parziale presenza della distrofina nel tessuto muscolare. Questo permette di avere una miglior definizione della prognosi.

Terapie future

Conoscere al meglio la correlazione genotipo-fenotipo della distrofia muscolare di Becker è essenziale per gli aspetti prognostici: per poter sapere in maniera più definita quale sarà l’andamento clinico di un paziente BMD e pianificare così un adeguato programma di gestione clinica.

Ad esempio, sapere se la mutazione del paziente è correlata ad una cardiomiopatia precoce è fondamentale per poter attuare una prevenzione cardiaca come avviene generalmente per la distrofia muscolare di Duchenne. Inoltre, una conoscenza approfondita dei meccanismi molecolari è, ovviamente, propedeutica per la progettazione e lo sviluppo di future terapie, non solo per la Becker ma anche per la Duchenne.

La distrofia muscolare di Becker rappresenta un modello naturale per comprendere la funzionalità di forme ridotte di distrofina nel tessuto muscolare.

Il trattamento terapeutico prevede un approccio multidisciplinare. La fisioterapia permette di ridurre le contratture articolari e di prolungare la capacità di deambulare. L’uso di ortesi caviglia-piedi nelle ore notturne è indicato nei bambini e permette di ridurre le contratture del tendine d’Achille. È importante il monitoraggio cardiaco e della respirazione.