Cos’è l’emocromatosi ereditaria?
L’emocromatosi rappresenta un insieme di malattie ereditarie caratterizzate dallo sviluppo di un progressivo accumulo di ferro nell’organismo, in particolare fegato, pancreas e cuore.
Non è una malattia contagiosa, è stata descritta per la prima volta nel 1865 dal medico Trousseau e, per molto tempo, è stata conosciuta con il nome di “diabete bronzino” a causa del colore molto scuro della pelle che provoca e della comparsa del diabete dovuto all’accumulo di ferro nel pancreas.
L’emocromatosi ereditaria rappresenta una delle malattie genetiche più frequenti nei caucasici e raggiunge in Italia una frequenza di circa 1 caso su 500 abitanti.
Si riconoscono cinque forme geneticamente distinte, con frequenza e gravità variabile:
- emocromatosi tipo 1: è la forma più comune, dovuta a mutazione del gene HFE e si trasmette con modalità autosomica recessiva;
- emocromatosi tipo 2 (emocromatosi giovanile): è una patologia autosomica recessiva rara dovuta a mutazioni nel gene HJV con conseguente alterazione della trascrizione della proteina emojuvelina o a mutazioni nel gene HAMP, che codifica direttamente per l’epcidina.
- emocromatosi tipo 3: determinata da mutazioni del gene del recettore della transferrina, presenta quadri clinici simili alla forma di tipo 1;
- emocromatosi tipo 4: dovuta a mutazioni del gene della ferroportina. Può essere più difficile da riconoscere e diagnosticare e si trasmette in modo autosomico dominante.
Sintomi dell’emocromatosi ereditaria
Generalmente i sintomi hanno uno sviluppo graduale e il disturbo può passare inosservato fino a un accumulo eccessivo di ferro. I sintomi dell’emocromatosi ereditaria hanno uno sviluppo lento e progressivo e la malattia può passare inosservata finché l’accumulo di ferro nell’organismo non diventi eccessivo.
Di solito, i disturbi iniziano tra i 30 e i 60 anni di età, sebbene possa capitare che si presentino anche prima.
Talvolta i primi sintomi sono vaghi, come affaticamento o debolezza, e possono rimanere non diagnosticati o attribuiti ad altri disturbi. Nelle donne, i sintomi generalmente compaiono dopo la menopausa, data la perdita di ferro durante il ciclo mestruale e l’aumentato fabbisogno di ferro durante la gravidanza.
I sintomi variano, perché l’accumulo di ferro può danneggiare qualsiasi parte dell’organismo, fra cui cervello, fegato, pancreas, polmoni o cuore. I primi sintomi, in particolare negli uomini, possono essere quelli della cirrosi (dovuta a danno epatico) o quelli del diabete (dovuto a danno pancreatico). Altrimenti, la comparsa dei primi sintomi, soprattutto nelle donne, può essere vaga e interessare qualsiasi parte del corpo. Nelle donne in età fertile, infatti, la perdita di ferro durante il periodo mestruale e l’aumentata richiesta di ferro durante la gravidanza compensano in qualche modo l’eccessiva quantità presente.
Con il progredire della malattia possono comparire:
- calo della libido
- pelle di colore bronzeo
- mal di pancia (addome) e gonfiore
- ittero
- bisogno di bere di continuo e di fare pipì frequentemente
- forte dolore e rigidità delle articolazioni, in particolare nelle dita
- dolore al petto
- mancanza di respiro
- gonfiore delle mani e dei piedi
- aritmie cardiache
Cause dell’emocromatosi ereditaria
A seconda del gene mutato può manifestarsi:
- emocromatosi ereditaria di tipo 1, forma più comune a trasmissione autosomica recessiva, dipendente da mutazioni del gene HFE che produce una proteina che ha il compito di rilevare la quantità di ferro nell’organismo. Se il gene è mutato, la proteina che produce è difettosa e questo può causare un assorbimento eccessivo di ferro dagli alimenti.
- Emocromatosi ereditaria di tipo 2, forma nota come emocromatosi giovanile perché si manifesta spesso negli adolescenti. È una forma rara che si trasmette in modo autosomico recessivo ed è causata da mutazioni in un gene chiamato HJV (emojuvelina) o da mutazioni in un gene chiamato HAMP (epcidina). È una forma grave che, se non curata in tempo, può portare alla morte entro i trenta anni di età.
- Emocromatosi ereditaria di tipo 3, causata da mutazioni nel gene per il recettore della transferrina (proteina che trasporta il ferro a tutti i tessuti) di tipo 2 (TfR2), è rara e a trasmissione autosomica recessiva.
- Emocromatosi ereditaria di tipo 4, unica forma che si trasmette in modo autosomico dominante, è causata da mutazioni nel gene della ferroportina (SLC40A1).
Strategie terapeutiche
Non esiste una cura per l’emocromatosi ereditaria, ma sono disponibili alcuni trattamenti per ridurre la quantità di ferro che si accumula nel corpo, alleviare alcuni disturbi e ridurre il rischio di sviluppare danni agli organi e tessuti, in particolare cuore, fegato e pancreas. È una malattia prevenibile e curabile: la diagnosi e la terapia precoce impedisce lo sviluppo delle complicanze e conferisce una normale aspettativa ai pazienti.
La terapia, necessaria nelle forme moderate/gravi della malattia consiste nel rimuovere il ferro in eccesso fino alla normalizzazione dei depositi. I trattamenti ricorrenti sono:
- la salasso-terapia: modo semplice e efficace per eliminare il ferro accumulato attraverso la periodica rimozione di sangue. Viene eseguita generalmente ogni 4-6 settimane (nell’adulto fino a un massimo di 400 ml per prelievo).
- Terapia ferrochelante: prevede l’uso di farmaci assunti per via orale per eliminare il ferro in eccesso dall’organismo. La terapia medica è riservata a casi specifici, in genere quando la salasso-terapia non è sufficiente, è mal tollerata o non fattibile.
Non vi sono indicazioni preventive particolari, quindi, se non quella di seguire una dieta equilibrata nella quantità, nella composizione e nella qualità dei cibi, compresi quelli contenenti ferro.
Sono, invece, da evitare:
- cibi fortificati con il ferro (es. i cereali per la colazione);
- integratori di ferro e di vitamina C;
- eccessivo consumo di alcol che deve essere consumato con moderazione perché può aumentare l’assorbimento del ferro e, in quantità elevate, il rischio di cirrosi;
- ostriche e vongole crude, perché possono contenere un tipo di batterio che può causare infezioni molto gravi nelle persone con alti livelli di ferro.