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Sicurezza del Test di Paternità

I test di paternità e di accertamento di parentela si basano sul principio fondamentale che ogni individuo eredita il proprio genoma (l’insieme di tutto il DNA di un individuo) per il 50% dal padre e il 50% dalla madre. È il DNA che ci differenzia gli uni dagli altri, che ci rende unici al mondo “al di là di ogni ragionevole dubbio”, ed è proprio da questo ragionamento che deriva la sicurezza del test del DNA.

Il risultato del test di paternità è un risultato certo e sicuro. Il referto potrà o attribuire la paternità o escluderla.

La scienza alla base della genetica forense è solida, e viene comprovata da una attenta analisi biostatistica effettuata tramite i più recenti e sofisticati software di analisi. Un equivoco che potreste commettere, è credere che siccome sul referto la probabilità con cui un individuo viene escluso o meno come padre biologico è “solo” il 99,99999998% il risultato potrebbe presentare qualche errore. In realtà questi numeri sono dovuti ad una analisi biostatistica che non potrà mai essere del 100% per soli motivi strettamente matematici.

Cosa viene analizzato?

Le sequenze di DNA che vengono prese in esame come marcatori genetici per il test sono chiamate “microsatelliti STR (Short Tandem Repeat)”. Tali marcatori sono delle sequenze di DNA composte da quattro nucleotidi ripetuti in tandem (n.d.r. “di seguito”). In base al numero di ripetizioni viene assegnato il numero con cui viene identificato quell’allele di quel marcatore (es. Marco Rossi ha per il marcatore FGA un allele con 15 e l’altro allele con 16 ripetizioni, sul referto verrà riportata la seguente dicitura “FGA 15,16”).

Il risultato del test del DNA si basa proprio su questo principio base di comparazione tra madre, figlio e presunto padre, di queste specifiche regioni di DNA. Per esempio, se il bambino ha due alleli 17 e 19 e la madre ha due alleli 17 e 18, il figlio avrà ereditato l’allele 17 dalla madre ed il 19 dal padre. Quindi, il padre presunto che dovrà essere sottoposto al test per una conferma di paternità, dovrà necessariamente avere questo allele affinché si possa confermare la paternità biologica. Questo processo di comparazione è eseguito per tutti e 21 i marcatori presi in analisi e, oltre a questa semplice procedura per validare ancor di più il test, il risultato viene affiancato da un analisi biostatistica in cui viene calcolata la probabilità che il figlio abbia ereditato dal presunto padre gli alleli di riferimento. Di seguito troverete una descrizione dettagliata del significato dei numeri, per poter meglio capire ed interpretare il test di paternità in completa autonomia.

Questo esempio è un caso molto semplice che viene mostrato solo a scopo didattico, per farvi comprendere perché il test di paternità è definito un test di “confronto”.

MARCATOREMADREFIGLIO
D21S11Allele 1Allele 2Allele 1Allele 2
15161619
MARCATOREPRESUNTO PADRE 1PRESUNTO PADRE 2
D21S11Allele 1Allele 2Allele 1Allele 2
20211925

 

Dalla tabella possiamo vedere che per il marcatore D21S11 la madre ha come alleli 15,16 mentre il figlio 16,19. I presunti padri invece hanno 20,21 e 19,25. Come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, il genoma di ogni individuo è il frutto del contributo del 50% del genoma materno e del 50% di quello paterno.

Partendo da questo assunto possiamo arrivare a due conclusioni:

  • il figlio eredita l’allele 16 del marcatore D21S11 obbligatoriamente dalla madre (in quanto quest’ultima non possiede l’allele 19, ma solo il 16);
  • il presunto padre deve possedere l’allele 19 per essere considerato il padre biologico, di conseguenza il Presunto Padre 2 è il padre del figlio analizzato.

Con questo esempio viene mostrato quello che è il principio di base di un test di paternità, ovvero il confronto tra specifiche regioni del DNA di madre, figlio e presunto padre.

Per supportare ulteriormente i risultati ottenuti con questa semplice analisi di confronto, i dati ottenuti vengono accompagnati da una articolata analisi biostatistica che calcola la probabilità che il presunto padre sia effettivamente il padre biologico del soggetto in esame.

Alla fine dei calcoli biostatistici il referto porterà una delle seguenti diciture:

  • “Dalle analisi si può concludere che “NOME e COGNOME” E’ figlio biologico di “NOME e COGNOME” e la probabilità di paternità è del 99,99999998%”;
  • “Dalle analisi si può concludere che “NOME e COGNOME” NON E’ figlio biologico di “NOME e COGNOME”.