Cos’è l’autismo?
L’autismo è un frequente disturbo del neurosviluppo che esordisce nei primi anni di vita e colpisce l’1,5% della popolazione mondiale nelle sue varie forme di presentazione. Il disturbo si manifesta con una vasta gamma di presentazioni cliniche e livelli di gravità, tanto da essere definito come spettro autistico, definizione recentemente introdotta nella pratica clinica ed indubbiamente più appropriata.
I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono disturbi del Neurosviluppo che impattano principalmente sulle interazioni sociali e che possono comprendere un’ampia gamma di problemi comportamentali, tra cui anomalie nella comunicazione, comportamenti ripetitivi o compulsivi, iperattività, ansietà, difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti, disturbi sensoriali e, in molti casi, disabilità intellettiva. I sintomi possono essere molto eterogenei e, soprattutto in età precoce, molto sfumati. Per questo motivo è spesso difficile ottenere una diagnosi certa prima di 24-36 mesi di età.
Le cause di questo tipo di disturbi sono ancora poco chiare. Mentre in circa un terzo dei casi (30-35%) possono essere riconosciute motivazioni genetiche, per il restante 65-70% dei soggetti colpiti si ritiene che l’autismo sia causato da una combinazione di fattori ambientali, mutazioni multiple e varianti genetiche rare.
La componente genetica dell’autismo
Un importante passo avanti nella comprensione di questo gruppo di malattie è stato realizzato grazie al lavoro di un grande consorzio internazionale, l’Autism Sequencing Consortium (ASC), al quale hanno aderito alcuni gruppi italiani.
La base dello studio è l’analisi di oltre 35.000 soggetti attraverso una tecnica di sequenziamento del DNA nota come analisi dell’esoma. Si tratta di una tecnica recentemente sviluppata per lo studio delle malattie genetiche che consente di “leggere” la parte del DNA codificante proteine ed identificare eventuali mutazioni associate ad una malattia genetica.
È stato così possibile identificare oltre 100 geni associati ai disturbi dello spettro autistico, 30 dei quali mai descritti prima. I geni identificati sono espressi precocemente nello sviluppo del cervello, e molti hanno un ruolo nella regolazione dell’espressione genica legata proprio ai meccanismi che regolano lo sviluppo del sistema nervoso centrale, o sono coinvolti nella comunicazione tra neuroni. Questi geni sono caratterizzati dall’essere colpiti da mutazioni altamente distruttive e frequentemente de novo, cioè non ereditate dai genitori. Questo implica che almeno una parte di queste malattie sia dovuta a mutazioni casuali avvenute nelle cellule riproduttive, e spiega la scarsa ricorrenza della malattia in famiglie.
Il test genetico per l’autismo
Il test del DNA per l’autismo si può fare anche subito dopo la nascita in quanto è necessario un semplice prelievo di saliva con apposito tampone, quindi totalmente non invasivo e privo di dolore per il neonato. L’esame verrà eseguito tramite tecnologia NGS alla ricerca di mutazioni in più di 85 geni associati allo spettro autistico, con un’accuratezza maggiore del 99%.
In caso di esito positivo viene indicata la patologia autistica correlata alla mutazione mentre in caso di esito negativo riduce, ma non elimina, il rischio per il bambino di essere affetto da queste malattie genetiche o altre malattie genetiche non coperte dai geni studiati.
Il test essendo uno screening genetico necessita sempre di una consulenza genetica pre e post esame per meglio comprendere il risultato dell’analisi e prendere ove necessario le giuste contromisure.
Sviluppi futuri della ricerca sull’autismo
Le sfide del prossimo futuro saranno la comprensione dei meccanismi che portano allo sviluppo dell’autismo. Esistono ipotesi multiple sull’origine della malattia, e nessuna esclude l’altra: tra queste, difetti della migrazione neuronale, alterazione del citoscheletro, di canali ionici, di interazioni tra sinapsi.
I nuovi geni identificati suggeriscono uno sbilanciamento tra segnali eccitatori e inibitori nella trasmissione sinaptica tra i neuroni. Identificare nuovi geni significa quindi comprendere meglio la neurobiologia di queste malattie e fornire risposte alle famiglie con pazienti affetti da disturbo dello spettro autistico.