Cos’è la sindrome del cancro ereditario del seno e dell’ovaio (BRCA)?
La sindrome del cancro ereditario del seno e dell’ovaio è il prodotto di mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. L’acronimo BRCA deriva da BReast CAncer, ossia «cancro del seno» in inglese.
I geni BRCA1 e BRCA2 codificano per due soppressori tumorali, ossia proteine in grado di impedire la crescita di cellule anomale. La presenza di mutazioni in questi geni ne altera la normale funzionalità con conseguente predisposizione alla crescita cellulare incontrollata e allo sviluppo di neoplasie.
Oltre a BRCA1 e BRCA2, si conoscono molti altri geni le cui mutazioni possono aumentare il rischio di cancro del seno. Queste alterazioni sono tuttavia molto più rare e comportano in genere solo un incremento moderato del rischio.
Gran parte di questi geni è stata finora poco studiata, per cui non viene sempre inclusa negli esami di routine. Tuttavia, a seconda della storia familiare può essere utile ricorrere ai cosiddetti pannelli multigenici, ossia test in cui sono analizzati simultaneamente numerosi geni coinvolti nell’insorgenza del cancro del seno.
Ereditarietà della sindrome del cancro ereditario del seno e dell’ovaio (BRCA)
Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente nel sesso femminile e interessa circa una donna su dieci nella popolazione italiana. Fra i differenti fattori di rischio per questo tipo di malattia, la familiarità è sicuramente quello più rilevante ed è presente in circa il 10-15% di tutti i tumori della mammella.
Le mutazioni spontanee dei geni BRCA1 e BRCA2 sono rare e sono trasmesse alle generazioni successive con modalità autosomica dominante (si associano a un rischio di malattia pari al 60-80% nell’arco della vita). Ciò implica che i figli (maschi o femmine, indipendentemente dal sesso) hanno una probabilità del 50% di ricevere il gene difettoso dal padre o dalla madre. Negli uomini il rischio di tumore al seno è normalmente molto basso (0,1%), ma aumenta in coloro con una mutazioni di uno dei geni BRCA
Questa sindrome, oltre al rischio di cancro del seno e ovarico (incluso il cancro delle tube di Falloppio e il cancro peritoneale primitivo), conferisce alla persona un aumento di rischio di altri tipi tumore, quali il cancro del pancreas e il melanoma e negli uomini il cancro della prostata.
Oltre la genetica, altri fattori di rischio per la BRCA
Lo stile di vita e la dieta sembrano influenzare il rischio di carcinoma mammario nelle donne con variante patogenica BRCA. Sembra ad esempio che l’attività fisica nell’adolescenza sia associata a un minor rischio. Mentre l’impatto della gravidanza è ancora discusso, l’allattamento diminuisce il rischio di carcinoma mammario e la pillola anticoncezionale riduce il rischio di quello ovarico, anche se va valutata la possibile influenza su quello al seno.
Esame di predisposizione genetica alla BRCA
L’esame genetico è consigliato se si sospetta la presenza di mutazioni ereditarie a livello del gene BRCA in seguito al riscontro di una storia familiare positiva per il carcinoma mammario diagnosticato prima dei 50 anni, o per il carcinoma ovarico indipendentemente dall’età in pazienti con familiari di sesso maschile affetti da tumore alla mammella o con storia familiare positiva per la presenza di mutazioni a livello dei geni BRCA1 o BRCA2.
Il test del DNA per valutare la predisposizione genetica è molto semplice e non invasivo poiché consiste in un prelievo di sangue o tampone salivare. Da tale campione poi vengono separati i linfociti e viene estratto il DNA da analizzare.
L’esito del test può essere positivo, negativo, non informativo o variante a significato sconosciuto:
- l’esito positivo identifica la presenza di una variante patogenetica;
- l’esito negativo indica l’assenza di una determinata variante patogenetica già rilevata in altri membri della famiglia;
- l’esito non informativo segnala l’assenza di varianti patogenetiche in un contesto familiare dove non sono mai state identificate varianti patogenetiche;
- l’esito variante a significato sconosciuto indica l’identificazione di una variante genetica che, per le conoscenze che abbiamo oggi a disposizione, non può essere classificata e quindi non può essere associata o meno con certezza a un rischio aumentato di sviluppo di tumori.
Una variante patogenica dei geni BRCA1 e BRCA2 non si associa necessariamente alla futura insorgenza di un tumore, ma indica comunque una predisposizione ereditaria e, dunque, un importante fattore di rischio in più di sviluppo di malattia rispetto a quelli di un individuo di pari età, sesso e condizioni ambientali della popolazione generale.
L’assenza di variante patogenetica, per contro, indica un’assenza di rischio correlato ai geni BRCA1 e BRCA2, ma l’individuo potrebbe comunque recare varianti patogenetiche in altri geni o essere esposto ad altri fattori di rischio che potrebbero comunque condurre all’insorgenza di un tumore.
Cosa succede se sono positiva alla BRCA?
Se l’analisi mutazionale ha avuto esito positivo è presente un fattore di rischio aggiuntivo e di entità piuttosto importante per lo sviluppo di un tumore. La percentuale di rischio, infatti, in soggetti con mutazione genetica dei geni BRCA1 e BRCA2, aumenta fino al 60-70% per il tumore della mammella e fino al 20-40% per il tumore dell’ovaio.
Le pazienti risultate positive al test devono sottoporsi agli esami di screening con cadenza regolare e più ravvicinata rispetto alle donne della popolazione generale e possono valutare, insieme agli specialisti di riferimento, eventuali interventi di chirurgia preventiva, come la mastectomia bilaterale e la salpingo-ovariectomia bilaterale. Ai loro parenti di grado più stretto, infine, viene consigliato di sottoporsi a consulenza oncogenetica e test per verificare se anche loro sono portatori della medesima variante patogenetica e quindi avviarsi ad un programma di screening regolare e/o cure specifiche.
Conoscere il proprio profilo genetico è fondamentale per pianificare insieme al proprio medico la migliore strategia da mettere in atto per prevenire l’insorgenza del cancro, individuarlo tempestivamente o trattarlo in fase precoce e quando sia ancora trattabile.