test hiv tipologie

Tutti i tipi di test per l’HIV

“Più del 50% dei soggetti HIV positivi in Italia non sa di essere infetto.”

[Istituto Superiore di Sanità – Rapporto HIV del 2018]

Perché è importante farlo?

L’unico modo per sapere se si ha l’HIV è quello di fare il test. Le evidenze scientifiche dicono che le prospettive di vita per chi oggi scopre di avere l’HIV ed entra subito in terapia sono simili a chi non ha l’HIV. L’AIDS che è causata dall’infezione da HIV è una malattia con cui ci si può convivere, con le dovute precauzioni.

Se si ha l’HIV, la diagnosi precoce e l’inizio immediato della terapia permette una vita lunga e sana. Cominciare subito la terapia evita infatti il danno al sistema immunitario e previene lo stato infiammatorio cronico che favorisce lo sviluppo di patologie come aterosclerosi, infarti, ictus, diabete ed ipertensione.

Fare con regolarità il test HIV e conoscere il proprio stato sierologico è importante anche per la salute sessuale dei partners. Una persona sieropositiva, può evitare di trasmettere HIV al proprio partner usando il preservativo e prendendo in modo corretto le terapie antiretrovirali. Chi scopre di essere sieropositivo, dovrebbe incoraggiare il proprio partner a fare a sua volta il test.

Chi deve essere sottoposto a test per l’HIV?

Eseguire il test per l’HIV almeno una volta all’anno è una buona pratica per tutte le persone sessualmente attive, anche se non si sono messe a rischio di infezione. A seconda del numero di partners sessuali che si hanno in un anno, si può considerare di fare il test più spesso.

Il test per HIV si può fare in qualsiasi momento ma e altamente consigliato nei seguenti casi:

  1. chi ha fatto sesso senza preservativo o con rottura del preservativo durante un rapporto sessuale;
  2. chi ha usato aghi condivisi per iniettare farmaci o droghe;
  3. chi si è messo a rischio di HIV in qualsiasi altro modo o ha semplicemente preoccupazione di averlo preso.

Se il risultato è positivo (cioè indica la presenza di virus HIV nel corpo), è sempre meglio saperlo in modo da poter iniziare la terapia il prima possibile e avvertire i partner sessuali con cui si è entrati in contatto per fargli fare il test HIV a loro volta.

Tuttavia, fare il test subito dopo il possibile evento a rischio può comunque essere d’aiuto per stabilire se non vi sia stata già una precedente infezione, e aiutare a “datare” meglio una eventuale infezione che dovesse risultare visibile al test solo successivamente, forse proprio quella legata all’evento a rischio.

Quali sono gli unici test dell’HIV validi?

Test HIV di terza generazione (Sinonimi: Test Hiv-Ab / test anticorpi ELISA)

Il sistema immunitario reagisce all’infezione da HIV producendo anticorpi. Queste molecole, appartenenti alla classe delle immunoglobuline non proteggono dall’infezione ma permettono di rilevare la presenza del virus nel corpo. Se questi anticorpi vengono rilevati significa che si è infetti da HIV. 

A seguito di un comportamento a rischio, l’indicazione è quella di effettuare il test ad un mese di distanza, periodo sufficiente a riscontrare il contagio nella quasi totalità dei casi. Se l’esito del test è negativo, l’indicazione è quella di ripetere il test a 3 mesi dal comportamento a rischio per ottenere un risultato definitivo.

Occorre infatti tener conto del  periodo denominato “finestra immunologica” (n.d.r. periodo finestra), ossia  il tempo che passa tra la data dell’infezione e la possibilità di rilevare la formazione di anticorpi anti-HIV.

Il test non perde di sensibilità o specificità se si stanno assumendo farmaci, compresi immunosoppressori, cortisonici, vaccini o farmaci psichiatrici. L’assunzione della PEP (profilassi post-esposizione) o della PreP (profilassi pre-esposizione) può allungare la durata del periodo “finestra” pertanto può essere richiesto di ripetere il test anche oltre i 90 giorni dall’evento a rischio.

Test HIV di quarta generazione (Sinonimi: Test Combinato, Test Hiv-Ag/Ab, Combotest) 

I test di quarta generazione cercano non solo gli anticorpi contro l’HIV, ma proteine strutturali del virus, come l’antigene p24, che possono essere rilevabili nel sangue anche durante le prime settimane dopo l’infezione, prima della comparsa della risposta immunitaria con produzione di anticorpi. Questa metodologia permette di ridurre l’attesa che sarebbe necessaria se si dovessero ricercare i soli anticorpi.

L’antigene p24 è una proteina presente nel capside del virus che si forma prima dello sviluppo degli anticorpi, ed è indice di un’elevata moltiplicazione del virus ed è rilevabile nel periodo immediatamente successivo al contagio (e nelle fasi avanzate della malattia).

L’antigene si può trovare già da 2 settimane dopo il possibile contagio (tra le 2 e le 6 settimane), ma successivamente potrebbe anche negativizzarsi; mediamente diventa positivo dopo 16 giorni dal contagio. 

È da precisare però che, anche nel periodo indicato, la positività di questo test è largamente probabile (se c’è un’infezione) ma non certa, di conseguenza un suo risultato negativo non ha un valore definitivo ed occorre comunque effettuare il test ELISA dopo 3 mesi per conferma.

Test HIV rapidi

Sono disponibili in commercio diversi  test HIV definiti “rapidi”. Si tratta di test che rilevano la presenza di anticorpi nel sangue tramite una piccolissima goccia da prelevare con l’apposito kit. I test rapidi sul sangue, comunque di terza generazione, sono molto sensibili, mentre quelli sulla saliva hanno una sensibilità più bassa e possono dare falsi negativi.

Il Test per l’HIV rapido è in grado di rilevare gli anticorpi anti-HIV di classe IgM da 21 giorni e le IgG da 3 mesi successivi al possibile contagio. Il test quindi si può fare anche dopo 3 settimane dal contagio ma se risulterà negativo è consigliabile attendere 3 mesi e ripeterlo per un ulteriore conferma. 

Questi test possono essere eseguiti in autonomia e forniscono il risultato in circa 20 minuti e hanno registrato un vero e proprio boom di vendite negli ultimi due anni per la loro praticità e la privacy che solo un test fatto in casa può garantire.

Se il test è positivo è necessario effettuare un test di conferma presso una struttura sanitaria per scongiurare l’ipotesi di un falso positivo.

Durante il periodo finestra il test risulta negativo sebbene si sia stati infettati e si sia capaci di trasmetterlo. Anzi, come abbiamo già detto, questo è proprio il periodo di maggiore capacità infettiva, perché la replicazione del virus è in un momento di massimo picco.

Certezza del risultato del test dell’HIV

Per essere certi di un risultato bisognerebbe fare tre test per HIV a distanza di un mese e tre mesi dal rapporto a rischio, ovvero:

  • il primo subito dopo il rapporto a rischio, solo al fine di rilevare un’eventuale infezione già precedente ad esso (quindi che non c’entra con esso);
  • il secondo dopo un mese dal rapporto a rischio, al fine di superare la durata media del periodo finestra, in modo che un risultato negativo cominci a dare un po’ di tranquillità (nella maggior parte dei casi è già una risposta ragionevolmente certa, soprattutto con test di quarta generazione) ed in modo che un risultato positivo permetta di agire tempestivamente;
  • il terzo dopo 3 mesi, che è la durata massima che potrebbe servire agli anticorpi per svilupparsi in alcuni casi minoritari, e in questo caso un risultato negativo ha un valore definitivo.